venerdì 11 febbraio 2011

Prime impressioni - aspetti del comportamento (1° parte)

Non sono abituato a scrivere seriamente. Anche a parlare, cerco sempre di evitare, poichè finisce spesso che mi addentro in meandri di ragionamenti così articolati per i quali ci vorrebbero mesi prima di dipanarne ogni singolo aspetto. Tuttavia il fatto di non parlarne o scriverne, non significa che qualche neurone non si dedichi a tale cosa, là dentro.

Questa volta vorrei accennare al comportamento che mi sembra di cogliere dalle persone con le quali ho a che fare qui a Rio de Janeiro. Circoscrivo subito il contesto, poichè non vorrei generalizzare un pensiero ancora "acerbo" e non verificato fino in fondo. Parlerò quindi di un aspetto di quei Carioca (abitanti di Rio de Janeiro appunto) che conosco.
E che Carioca conosci? Dai ragazzini agli adulti, passando per i coetanei che ho incontrato in questi giorni (oramai sono 3 mesi che mi trovo qui) in varie situazioni, dal lavoro al bar, dal mare alla montagna (escursione e passeggiata) ed in vare tipologie di incontro (appuntamento, incontro casuale a passeggiate, ecc.). Diciamo un po' di vita vissuta nel quotidiano, non da turista e nemmeno da presidente internazionale in visita.

La cosa che potrà colpire appena si ha a che fare con un ragazzo è che tutto sembra possibile. Ti manca una cosa? Vai tranquillo che te la procurano. Hai bisogno di un aiuto? Non ci sono problemi, avrai sicuramente una mano. Vuoi organizzare per uscire questa sera? Ottimo, veniamo tutti! Andiamo lì? Andiamo lì. Ci troviamo alle 20.00? Ottimo! Questo per lo meno a parole.
Poi ci si scontra con la dura realtà del "non posso", "mi ero dimenticato", "ah, alla fine ho un altro appuntamento, vuoi venire?", "avevamo detto lì? Mah, magari facciamo un salto là e poi vediamo", "Ah, era alle 20.00. Scusa ma sono arrivato un po' in ritardo [20.30]", e via dicendo.
Per farla breve, il primo periodo è una doccia fredda sugli usi e costumi locali. Non si è abituati a dare un orario di ritrovo e poi arrivare con mezz'ora di ritardo, nemmeno a decidere di andare da una parte e poi cambiare idea strada facendo, e nemmeno a dare un appuntamento e poi non andare. O meglio, lo si fa anche in Italia, solo che, per quello che ho visto io, la persona poi viene bollata come poco affidabile e tendenzialmente lasciata un po' in disparte. E' normale, dici una cosa e poi la fai.

Qui no, qui è diverso. Attenzione, non ho detto il contrario; ho detto diverso. C'è chi arriva puntuale ma c'è anche chi arriva con 15, 20, a volte anche 30 minuti di ritardo. E' normale. Qui si dice di andare in un bar, ma poi si sente un altro locale che fa qualcos'altro e ci cambia idea. Addirittura ho sentito una ragazza che voleva andare in un locale con alcuni, l'abbiamo accompagnata per un pezzo di strada (a piedi, tanto era in centro, noi poi si tornava a dormire) e, arrivati davanti al locale ha detto di essere stanca e che sarebbe andata a casa anche lei. hehehe
No, non è la fiera degli svitati. E' semplicemente un riuscire a fare in tempo reale quello che ci si sente di fare.
Ma allora così ognuno fa quel czz che vuole?? Potrebbe obiettare qualcuno sobbalzando sulla sedia. Dipende. Uscite organizzate, tipo trekking su una spiaggia che presentava un sentiero per arrivare ad un'altra spiaggia "più esclusiva", vengono fatte tranquillamente. La gente si trova all'ora indicata (si indica un'ora un po' sul presto :-) si riesce a prendere tutti l'autobus (quella volta, giustamente, ha ritardato anche lui solo di un'oretta) e poi si parte. Arrivati alla spiaggia, poi, ognuno è libero di fare quello che vuole. Il ritorno, poi, si è liberi di farlo come si crede (si è abbastanza grandi da non dover andare tutti per mano) ed eventualmente anche fare piccoli gruppi che vanno a mangiare chi in un locale chi in un altro.

Tutto questo e altro (voglio evitare di scrivere un libro ogni post), avviene in un clima di tutta tranquillità. L'importante è stare bene. E questa è una cosa che, qua, mi sembra di vedere più praticata che parlata.

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