Le impressioni personali di uno (io) che cerca di imparare qualcosa di nuovo (il Portoghese appunto) per poter comunicare al meglio le proprie idee. Senza esperienza alcuna di insegnamento di lingue straniere (insegno appunto informatica e tecnica amministrativa!), descrivo solo le cose che ho fatto e le sensazioni che mi hanno pervaso in questo periodo.
Quarto passo: ascoltare e ripetere
Tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare ... ma nessuno si preoccupa di sapere quanto passa tra l'ascoltare ed il ripetere. Ora, non me ne intendo molto ma credo che tra le orecchie e la bocca, il passaggio non sia così rapido come si potrebbe pensare.
Infatti ascoltare la radio in una lingua straniera o anche solo una parola detta da una persona in una lingua diversa dalla nostra, non sempre si riesce a ripeterla né tantomeno a ricordarla. C'è bisogno di ripeterla e, secondo me, già che si è grandi, anche vederla scritta.
Tutto questo perché già osservando i neonati, quando iniziano a ripetere le prime parole (dapprima di due sillabe - guarda caso mamma e papà, ma poi anche pappa, cacc..., oppure per i più svegli banca, soldi, calcio hehehe - poi sempre di più) mi fece pensare a quanto possa essere difficile apprendere un nuovo idioma appunto.
La maggior parte delle persone apprendono il proprio quando sono neonati, successivamente il secondo e/o terzo quando sono adolescenti. Nel primo caso non si ricorda di come si è fatto. Ci sono solo valide testimonianze dei genitori che ricordano quando faceva i primi discorsi da solo farfugliando e le prime parole. Nel secondo caso invece spesso si ricorda il professore o la professoressa che ha fatto piacere o meno la materia insistendo su quelli che effettivamente sono i cardini fondanti della lingua e della struttura straniera.
Se poi ci si appassiona, sempre secondo me, e si lascia fluire questa cosa "osservandola", ci si rende conto di quanto sia difficile, o meglio, non semplice.
La sensazione, nel cominciare a ripetere quanto sentito dalla radio, è proprio quella di un bambino che comincia con parole di una o due sillabe e poi prosegue. All'inizio si ripete - proprio come un bambino - l'ultima parte della frase. Cioè, si intende tutto ma si ripete solo l'ultima parte. Perché? Se vado a controllare o riascoltare ho inteso tutto! Come mai non riesco a ripetere? Hehehe, è una sensazione divertente. Cioè nella memoria ci sono i suoni delle parole, ma alla bocca non arrivano e l'unica cosa che si riesce a ripetere sono le ultime due o tre parole. Parlo di una o più frasi un po' articolate, non le classiche base "Come va?", ecc. Si provi ad immaginare questo paragrafo tradotto in un'altra lingua e letto da un lettore.
Detta in termini informatici (questo lo conosco!) è un po' come un buffer che si crea nella memoria e che poi viene trasferito alla parola. All'inizio è piccolissimo e, man mano che si prosegue, aumenta sempre più fino a raggiungere la dimensione "maggiore del necessario" e permettere quindi di ascoltare e ripetere senza problemi. Maggiore perché sufficiente non solo a contenere quanto detto da una persona, ma anche per ascoltare altre persone che parlano intorno e catturare parole di interesse, ecc.
Un gioco interessante che mi piace fare ogni tanto è quello di ripetere le stesse parole mentre una persona sta parlando (ad esempio al telegiornale) per mettere in connessione le due cose. Sembra una sciocchezza - e potrebbe anche esserlo viste le mie conoscenze - ma all'inizio non è così automatico anche perché chi parla continua a mandare informazioni che il cervello deve processare essendo contemporaneamente impegnato a produrre le parole da ripetere. Più è vicina la ripetizione (tipo con mezzo secondo di scarto o anche meno) più è veloce la connessione tra le due zone. Ecco, se poi si immagina di farlo in una lingua che non si conosce, si può immaginare quale sia la difficolta di mettere in comunicazione le due parti tra di loro.
Per chi vuole divertirsi, di seguito un filmato di Geo&Geo per provare a ripetere appresso al documentarista.
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