martedì 21 dicembre 2010

Buon Natale e Felice Anno nuovo

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Vedi sulla mappa

Tra le tante cose ed i tanti contrasti presenti qui a Rio, ho trovato questo albero di natale artificiali galleggiante più grande del mondo. Alto circa 80 metri e posto nel mezzo di Lagoa Rodrigo de Freitas, nella zona di Lagoa, appunto, dietro Copacabana.
A quanto mi hanno detto, ogni anno cambia come composizione.

Ecco il link al guinness dei primati al quale appartiene: http://www.guinnessworldrecords.com/Search/Details/Largest-floating-Christmastree/108346.htm

Lo sfondo è costituito dai palazzoni alti da 15 piani in su e dal monte Alto di Boa Vista nel parco nazionale di Tijuca.
E di seguito un piccolo filmato con la musica originale che parte dall'impianto installato sull'albero.

martedì 7 dicembre 2010

São Paulo - il togli-dubbi di portoghese e matematica

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Il Direttore di una università di São Paulo, all'interno di un paio di stazioni della metropolitana, ha attivato dei punti di informazione gratuita per "togliere i dubbi" sulla lingua portoghese e sulla matematica.

Cioè, gratuitamente, esistono due sportelli informazioni se per caso si hanno dei dubbi su come si scrive una parola, quando si usa la hilfen (il trattino es.: vice-presidente, vice-rei, ultra-som), tempi e modi verbali, ecc. della lingua portoghese, nonché su come risolvere equazioni, svolgere operazioni fino al concetto di derivate e radicali e quant'altro per la matematica.

Naturalmente non potevo esimermi dal chiedere informazioni :-) e, il professore e la professoressa che lì erano presenti (in foto) mi hanno dato tutte le informazioni del caso, nonché una serie di fotocopie sulle nuove regole attualmente in vigore (dato che la grammatica che mi hanno prestato è del 2002).

SAM_0171Molto, molto interessante!

São Paulo - antichi mestieri moderni

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Ecco una prima curiosità. Un lavoro che in Italia non è più in uso - credo - o che personalmente non ho incontrato con la stessa facilità ed organizzazione che incontro qua: il Lustrascarpe. Organizzati in piazza, con tanto di baracchino vicino al giornalaio e quant'altro, offrono servizio completo con sedia e giornale. Ovviamente persone come me con scarpette da ginnastica non possono nemmeno avvicinarsi qui :-)

Ce ne sono anche all'aeroporto ed in centro città. E' interessante notare come un lavoro che personalmente vidi solo nei film in bianco e nero di una volta, qui è ancora così attuale.

Purtroppo mi viene in mente solo ora che scrivo di chiedere il prezzo. Magari la prossima volta.

lunedì 6 dicembre 2010

Imparare il Portoghese (Brasiliano) - ultimo passo - la grammatica

Settimo ed ultimo passo che ritengo valido nel mio personale processo di apprendimento della lingua Portoghese: La grammatica.

Settimo passo: la grammatica

Già citai un paio di libri di grammatica che sto studiando di grammatica. Ma allora, perché all'ultimo passo la grammatica?

Personalmente reputo che l'apprendimento di una lingua sia più facile se paragonato all'apprendimento della lingua madre. Un processo che parte da neonati e si sviluppa con la crescita. Fino a prova contraria non ho visto alcuna mamma parlare al proprio figlio di pochi mesi di modi e tempi verbali, nomi, pronomi, avverbi, interiezioni e quant'altro. E' altrettanto vero che ho visto poche mamme parlare con i propri figli di pochi mesi, quindi potrebbe essere più una sensazione che una statistica veritiera :-D

Ecco allora che, dopo aver iniziato a parlare con le prime frasi fatte, iniziato ad intendere e piano piano a ripetere, dopo aver "allargato" il canale che dalle orecchie porta alla bocca e cominciato ad esprimere i primi pensieri, mi ritrovo a studiare la grammatica. E leggendo il libro, comprendo molto più facilmente di cosa sta parlando in riferimento alle frasi che piano piano inizio a pronunciare.

Sono d'accordo con chi afferma che una buona base nella propria lingua madre italiana o spagnola, consente un collegamento con questo altro idioma migliore e più rapido.

Ecco allora che nel "terreno" ancora tenero del punto di vista della struttura e povero dal punto di vista del vocabolario, la grammatica arriva come un impianto di colonne portanti che delimitano il territorio e definiscono un po' il contenitore dove poi inserire tutto. E, rifacendomi a quanto detto prima, è più facile piantare delle colonne portanti su un terreno tenero, piuttosto che su uno completamente arido e vuoto.

Da questo punto in poi, basterà solo fare pratica, fare pratica e fare pratica.
E come dico sempre in aula per quanto riguarda l'italiano (inteso come lingua, non come materia!), ma credo sia valido anche per il portoghese e qualsiasi altra lingua, "Adotta un vocabolario e diventane il suo migliore amico". Se poi è in lingua originale, tanto meglio.

São Paulo - Visita ad una metropoli

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Piccolo scorcio dal Palazzo xxxx (42 piani circa)

Naturalmente in autobus, e non in aereo, il viaggetto di 5 ore verso la capitale di un altro stato quale São Paulo è stato quanto mai interessante. Una metropoli, come in Italia si potrebbe vedere solo in televisione.

Perché? A quanto ho sentito e visto in internet, conta circa più di 10.000.000 di abitanti (10 milioni!). Praticamente più di 5 volte Roma o Milano. Un panorama urbano che si estende a vista d'occhio, palazzi di 15/20 piani come se fossero "bruscolini", strade a 3 o più "piani" con 4 corsie per senso di marcia piene zeppe di mezzi, gente che invade le strade in tutte le direzioni come fosse acqua che scorre in un fiume, e, ovviamente, di tutto e di più.

In questi giorni vedrò di recuperare qualche curiosità che in Italia non si trova più, oppure è difficile da vedere.

domenica 5 dicembre 2010

Imparare il Portoghese (Brasiliano) - sesto passo - il punto di volta

Ed eccoci quasi alla fine di questa serie di descrizioni che riportano un po' i miei passaggi per poter approdare ad un nuovo idioma in un modo che non ho mai affrontato. Prima infatti l'unico tipo di apprendimento è stato quello scolastico avendo poi seguito altre strade che, purtroppo o per fortuna, mi portano ad essere qui oggi. Quello di cui voglio parlare oggi è il punto di volta ovvero quel punto che personalmente identifico nell'apprendimento di una cosa. Ogni materia ce l'ha, ne sono convinto.

Sesto passo: il punto di volta

Per punto di volta, intendo quel punto dopo il quale si innesca un "meccanismo" di autoapprendimento che rende autosufficiente una persona in una determinata materia. Come ex programmatore, per esempio, ritengo che il punto di volta parta dal momento in cui si è riusciti ad apprendere la logica di un determinato linguaggio e si è imparato a muoversi all'interno della documentazione a riguardo presente in internet. Da quel punto in poi, qualunque cosa venga richiesta dal cliente potrà essere risolta, è solo questione di tempo. Mi capitava così, per esempio, con le analisi database o lo studio di soluzioni per siti web.

Nell'approccio ad una lingua, personalmente sempre, ritengo che il punto di volta sia quello in cui si riesce ad esprimere più o meno quello che si vuole dire (esclusi i fronzoli come modi di dire e finezze) e, cosa più importante, si riesce ad apprendere nella nuova lingua straniera. Da quel punto in poi, si potrà chiedere il significato di nuove parole, apprendere nuovi modi di dire, fornire e ricevere spiegazioni. Si comincia a "navigare" per così dire, in un'altra lingua. E con chi? Con persone che con quell'altra lingua ci sono nate e, insieme ad essa, hanno appreso modi di dire, usi e costumi. E' come entrare in un altro mondo, non solo fisicamente.

E se si ha l'umiltà di ascoltare, prima di parlare (credo sia una legge universale), si possono imparare un sacco di cose di una cultura così vicina è così lontana allo stesso tempo. Per ora sono solo in ascolto.

sabato 4 dicembre 2010

Imparare il Portoghese (Brasiliano) - quinto passo - pratica sul campo

Rimanendo in tema di imparare una lingua nuova, sempre a detta di uno che non ha mai avuto questa vocazione (il sottoscritto, appunto :-), proseguo oggi con il passo legato alla pratica sul campo, forse la cosa più naturale e scontata, che potrebbe già da sola annullare qualsiasi altro passaggio.

Quinto passo: pratica sul campo

Praticare sul campo una lingua, se provate a chiedere a qualsiasi professore di lingua straniera, più qualificato di me sicuramente, è il miglior modo in rapporto qualità/quantità/tempo di apprendimento. Cioè nella stessa unità di tempo si riesce ad apprendere molto di più. Perché? Beh, la risposta è abbastanza scontata: si è completamente immersi in un altro contesto non solo linguistico ma anche culturale senza possibilità di "scampo" - a patto che intorno a voi NON vi sia nessuno che conosce la vostra lingua! Un po' come ho sentito fare una volta per insegnare a nuotare ai bambini, li si butta in acqua e, quasi per magia, imparano a galleggiare.

Come fare pratica sul campo? Beh, nel significato stretto del termine significa proprio andare in territorio straniero e conoscere il campo appunto della lingua. In termini un po' più astratti, al giorno d'oggi, si può pensare ad una cosa via internet.

Già qualche anno fa (parlo di almeno 10 anni), spinto dalla curiosità di conoscere, mi ritrovai a chattare in inglese con un paio di persone in India di mattina (perché con il fuso orario lì era pomeriggio) e in America di pomeriggio (per lo stesso motivo del fuso orario). Non incontrai nessuno, non feci nulla di quanto la TV ha premura ogni giorno di informare i propri telespettatori. Piuttosto, in pochissimo tempo ebbi una crescita notevole nell'imparare l'inglese. Se poi ci metto a fianco il fatto che all'epoca ero anche programmatore, mi ritrovai nel giro di un mese a leggere con molta agilità la documentazione Microsoft e altra in maniera molto più agevole.

Una cosa interessante del chattare o comunque del parlare con gente comune (cioè non professori nel campo dell'insegnamento delle lingue) è che ... anche loro fanno errori! Cioè, un indiano dell'India che scrive in inglese, può fare errori di scrittura, costruire la frase in maniera non "accademica" e quindi, oltre ad imparare la forma canonica, si è costretti a verificare il messaggio ricevuto (cosa che su un libro accade più raramente).

Altra cosa interessante sono le espressioni comuni, i vari usi e costumi, pratiche, interessi, meteo, giochi, barzellette locali, ecc. Una cosa indescrivibile.

La cosa poi più difficile, durante la pratica sul campo, è quella di passare dal "ripetere frasi fatte" o idee standard al "tradurre i propri pensieri" e quindi cominciare a dire quello che si pensa. Può sembrare una sciocchezza, ma - almeno parlo per me, naturalmente - quando si cerca di dire qualcosa e quindi si è concentrati sul contenuto, si si può osservare in tutto il suo pieno significato l'espressione "non mi vengono le parole" e magari sono le stesse parole delle frasi fatte e apprese prima ma non ancora "slegate" dal contesto ed interiorizzate nel proprio vocabolario.

Un mio personale consiglio, infine, è quello di usare una "lingua di supporto" diversa dalla propria madrelingua. A me personalmente, non venivano le parole in portoghese, quindi le dicevo e spiegavo il significato in inglese. Questo così per imparare due lingue nello stesso momento :-)

venerdì 3 dicembre 2010

Imparare il Portoghese (Brasiliano) - quarto passo - ascoltare e ripetere

Le impressioni personali di uno (io) che cerca di imparare qualcosa di nuovo (il Portoghese appunto) per poter comunicare al meglio le proprie idee. Senza esperienza alcuna di insegnamento di lingue straniere (insegno appunto informatica e tecnica amministrativa!), descrivo solo le cose che ho fatto e le sensazioni che mi hanno pervaso in questo periodo.

Quarto passo: ascoltare e ripetere

Tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare ... ma nessuno si preoccupa di sapere quanto passa tra l'ascoltare ed il ripetere. Ora, non me ne intendo molto ma credo che tra le orecchie e la bocca, il passaggio non sia così rapido come si potrebbe pensare.

Infatti ascoltare la radio in una lingua straniera o anche solo una parola detta da una persona in una lingua diversa dalla nostra, non sempre si riesce a ripeterla né tantomeno a ricordarla. C'è bisogno di ripeterla e, secondo me, già che si è grandi, anche vederla scritta.

Tutto questo perché già osservando i neonati, quando iniziano a ripetere le prime parole (dapprima di due sillabe - guarda caso mamma e papà, ma poi anche pappa, cacc..., oppure per i più svegli banca, soldi, calcio hehehe - poi sempre di più) mi fece pensare a quanto possa essere difficile apprendere un nuovo idioma appunto.

La maggior parte delle persone apprendono il proprio quando sono neonati, successivamente il secondo e/o terzo quando sono adolescenti. Nel primo caso non si ricorda di come si è fatto. Ci sono solo valide testimonianze dei genitori che ricordano quando faceva i primi discorsi da solo farfugliando e le prime parole. Nel secondo caso invece spesso si ricorda il professore o la professoressa che ha fatto piacere o meno la materia insistendo su quelli che effettivamente sono i cardini fondanti della lingua e della struttura straniera.
Se poi ci si appassiona, sempre secondo me, e si lascia fluire questa cosa "osservandola", ci si rende conto di quanto sia difficile, o meglio, non semplice.

La sensazione, nel cominciare a ripetere quanto sentito dalla radio, è proprio quella di un bambino che comincia con parole di una o due sillabe e poi prosegue. All'inizio si ripete - proprio come un bambino - l'ultima parte della frase. Cioè, si intende tutto ma si ripete solo l'ultima parte. Perché? Se vado a controllare o riascoltare ho inteso tutto! Come mai non riesco a ripetere? Hehehe, è una sensazione divertente. Cioè nella memoria ci sono i suoni delle parole, ma alla bocca non arrivano e l'unica cosa che si riesce a ripetere sono le ultime due o tre parole. Parlo di una o più frasi un po' articolate, non le classiche base "Come va?", ecc. Si provi ad immaginare questo paragrafo tradotto in un'altra lingua e letto da un lettore.

Detta in termini informatici (questo lo conosco!) è un po' come un buffer che si crea nella memoria e che poi viene trasferito alla parola. All'inizio è piccolissimo e, man mano che si prosegue, aumenta sempre più fino a raggiungere la dimensione "maggiore del necessario" e permettere quindi di ascoltare e ripetere senza problemi. Maggiore perché sufficiente non solo a contenere quanto detto da una persona, ma anche per ascoltare altre persone che parlano intorno e catturare parole di interesse, ecc.

Un gioco interessante che mi piace fare ogni tanto è quello di ripetere le stesse parole mentre una persona sta parlando (ad esempio al telegiornale) per mettere in connessione le due cose. Sembra una sciocchezza - e potrebbe anche esserlo viste le mie conoscenze - ma all'inizio non è così automatico anche perché chi parla continua a mandare informazioni che il cervello deve processare essendo contemporaneamente impegnato a produrre le parole da ripetere. Più è vicina la ripetizione (tipo con mezzo secondo di scarto o anche meno) più è veloce la connessione tra le due zone. Ecco, se poi si immagina di farlo in una lingua che non si conosce, si può immaginare quale sia la difficolta di mettere in comunicazione le due parti tra di loro.

Per chi vuole divertirsi, di seguito un filmato di Geo&Geo per provare a ripetere appresso al documentarista.

giovedì 2 dicembre 2010

Imparare il Portoghese (Brasiliano) - terzo passo - ascoltare e comprendere

Sempre nell'ottica di descrivere quali siano stati i miei passi per poter apprendere il Portoghese, vado avanti con la mia personale descrizione.
Ripeto per chi visualizzasse solo questo post e non abbia visto i precedenti: riporto solo le mie impressioni, non essendo insegnante di lingua, non pretendo di avere voce in capitolo ... e nemmeno in paragrafo o note di fondo.

Terzo passo: ascoltare e comprendere

"Prima di parlare, ascolta!" Quante volte si sarà sentita questa frase nella vita? Spero non troppe :-) E proprio questo è stato il passaggio. Ascoltare le parole singole prima e la radio, poi, mi hanno permesso di apprendere il suono delle parole e successivamente il loro scorrere all'interno di una frase.

Personalmente reputo questo un buon punto. Se già si riescono a comprendere le parole e come queste sono divise tra loro all'interno di una frase non è cosa da poco. La mia personale sensazione (che però non posso provare se non osservando dall'esterno) è stata, credo, simile a quella di un infante. Un bimbo che praticamente perde espressione facciale quando gli si parla perché assolutamente intento ad ascoltare che cosa gli si dice. Per un adulto credo che non si usi tanto il termine assorto quanto "inebetito". Proprio con la faccia quasi senza tono, occhi fissi nel vuoto e bocca semiaperta. Sì, ho esagerato un po', lo so. Ma più o meno è così. Cresce poi anche una sensazione di ansia e stress perché non si riescono a capire cose che magari potrebbero essere sciocchezzuole.

Quando si cerca di apprendere una lingua straniera inoltre - almeno secondo la mia esperienza - per via "accademica", ogni parola/frase/argomento sono assolutamente importanti. Non c'è spazio per le "piccole espressioni". Ascoltando la radio, invece, ho scoperto che è praticamente pieno di queste che io chiamo "piccole espressioni". Il notiziario dice le cose importanti mentre i dj chiacchierano e scherzano tra di loro.
Mi fa sorridere, se ci ripenso, l'espressione di assolutamente assorto e inebetito davanti alla radio per cercare di capire frasi come: "Complimenti cara! Hai indovinato la canzone!" oppure "Buongiorno, tutto bene? Ti vedo con gli occhi un po' assonnati" o ancora "Caspita!" "Ecco che mi sono seduto" e così via. All'inizio sembrano cose super importanti, chissà cosa starà comunicando, magari mi sto perdendo una frase che potrebbe risolvere tutti i problemi del mondo!

mercoledì 1 dicembre 2010

Imparare il Portoghese (Brasiliano) - secondo passo - il modello figurativo

Prosegue il ciclo descrittivo di come "me sto 'mparando er Portoghese" senza fare il cosiddetto scaricatore di porto (il famoso scaricatore di porto portoghese).

Secondo Passo: il modello figurativo

Una cosa che successivamente ho cercato di fare, successivamente al corso, è stata quella di associare all'immagini degli oggetti, la parola in Portoghese. Quando penso ad una cosa, solitamente prima c'è un'immagine che precede la parola. Io personalmente lo chiamo modello figurativo e lo associo alle immagini stereotipate che più o meno tutti abbiamo quando si parla di qualcosa (fonte di tanti fraintendimenti e altrettante battute e barzellette). Quando una persona dice per esempio "casa", quasi tutti ci immaginiamo la casetta quadrata con il tetto triangolare rosso, una porta, due o più finestre, albero al fianco e prato. Qualcuno potrà metterci un camino fumante, le tende alle finestre e una o più persone fuori. Probabilmente perché questa è la casa che si disegna da bambini e quella che si stampa nella testa. Perfetto, basta saperlo. E' difficile che ci venga in mente il progetto di un ingegnere con la vista in 3D sezionata, impianto elettrico e idraulico con tutte le quote. Oppure la pianta vista dall'alto con muri e mobili. Già però il fatto di saperlo, infatti, ci permette di scardinare questa cosa (di qui le barzellette basate anche sul pensiero laterale)

Ecco, se dicendo una parola si associa una figura, mi viene facile pensare, appunto che alla figura sia associata una parola e, quando si vede la figura o si pensa a quella figura per poter conversare, di conseguenza di troverà la parola associata. L'idea di fondo è questa.

Nella pratica, già osservando le diapositive e leggendo/ascoltando le parole in LiveMocha.com (di cui al post precedente) più o meno avviene questo. Il passaggio successivo è stato quello di aggiungere il nuovo termine al mio personale "modello figurativo" di riferimento. Tante già si assomigliano (nella fattispecie proprio la parola casa!), altre no. Se poi a questo si associa anche il suono il gioco è fatto. Con poco sforzo è possibile cominciare ad avere il proprio archivio di parole.

A che serve? Proprio a nulla se poi non lo si usa. E' un po' come la diavolina per accendere il fuoco. Si comincia a dire qualche parola, ma poi c'è bisogno di qualche struttura portante per poter andare avanti. L'importante però sta nel cominciare ...