C'è un ragazzo, arrivato dall'altra casa di Amar, che rimane quasi sempre con lo sguardo assente, semi serio, quasi imperscrutabile. Ogni tanto parte magari e si nasconde o fa finta di niente e si allontana dal gruppo. Ho visto ieri l'educatore stargli vicino praticamente tutto il pomeriggio.
Ha un gomito purtroppo rotto, credo, e tutta la parte intorno del braccio bruciata come dall'olio bollente. Non può aprire tutte e due le braccia. Una gli rimane piegata come se avesse ancora il gesso ed il palmo della mano è rivolto, a riposo, verso l'alto. Mi fa un'infinita tristezza pensare anche solo per un momento a cosa possa essergli capitato. Ha 15 anni.
Oggi lo vedo con la madre superiora a fare le tabelline e, appena mi avvicino, mi viene "passato il testimone". "Vai avanti tu Mirko, fagli ripetere tutte le tabelline fino al 10". Perfetto. Se si tratta di numeri posso cavarmela. Ero appena uscito da un esercizio di portoghese con un'altra bambina dove, appunto, non si capiva chi fosse realmente quello che stava imparando.
Uno dietro l'altra ripetiamo queste tabelline. Sono una noia, lo so, ma c'è un momento nella vita in cui bisogna proprio scriverli tutti questi numeri. Proseguiamo da 4 x 1 e avanti fino a 10 x 10. Piano piano, vedevo in lui un susseguirsi di stati d'animo. Dal pensieroso - mentre cercava la soluzione a 4 x 7 al contento nel capire il trucchetto alla base della tabellina del 5, al semi-sconfortato nel dover affrontare la tabellina dell'8 (la bestia nera dei numeri) al preoccupato nell'arrampicarsi sulla tabellina del 9 al felice quando poi, dopo aver visto il trucchetto, si rende conto di quanto fosse semplice.
Un'esperienza indimenticabile che è proseguita poi durante il pomeriggio quando a più riprese mi capitava sotto gli occhi a chiedermi ora 7 x 9 ora 10 x 3 ora 8 x 8!
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